Un Amore nascosto

Autore: Giovanni Rizzi


Era una giornata uggiosa quando decisi d’incamminarmi per il paese. Il sole emetteva una luce fioca, debole; i suoi raggi venivano filtrati da una nebbia, che dava a tutto il paesaggio un’aria spettrale. Il paese sa di un odore; Sa di antico, di vissuto, di selciato fatto da mani pazienti. Passai velocemente davanti al cimitero, per prendere la strada che portava tra i campi di vigne e ulivi. Lì spesso trovavo conforto, cercando di nascondermi dalla sofferenza che provavo, dalla paura di vivere. Mi piaceva sedermi sotto qualche vigna remota, ascoltare qualche rumore, immedesimarmi nelle vite delle persone che potevo spiare dalle finestre semi-aperte. Molte volte mi capitava di provare nostalgia, malinconia , per le vite dei passanti, della gente che osservavo passare, che in modo ripetitivo viveva le sue giornate. Trovavo interessante immaginare la vita che si celava dietro le cose, dietro allo sguardo di una persona incontrata per caso; Era quasi un gioco, un passatempo che utilizzavo quando la mia vita non mi sembrava così colma. Erano queste le giornate che preferivo, passando da un campo all’altro, senza che nessuno ti venisse a cercare, cercando in ogni odore un ricordo, in una strada di campagna un senso; Vagavo spesso tra gli alberi di frutto , rubandone qualcuno per sentirmi parte del gioco .Vivevo una vita fatta di piccoli gesti e piccole cose.

A volte bastava anche un casolare per rallegrare la fantasia; la mente vagava , pensando alla vita celata da quelle mura, alla vita custodita . Presi la strada che ancora era giorno. Sentivo il bisogno di pace; La strada di campagna era battuta dai miei passi, i quali spostavano piccoli sassi bianchi che si posavano ai bordi della selva costeggiante il sentiero. Avevo bisogno di solitudine, di assaporare la malinconia di quel giorno. Decisi quel posto perché in Autunno, stagione transitoria , donava bellezza nella morte. Mi ci rivedevo; Rivedevo in quella stagione la mia anima, avvolta da un velo di tristezza, di paura verso la vita. Nella natura cercavo conforto ai miei dolori, ai miei limiti. La bellezza nasce nel momento in cui la ragione si arrende alla natura e alla vita, affidandosi. Cercavo nutrimento da ciò che mi circondava: Un paesaggio , un tramonto, la calda luce del sole al tramonto che viene assorbita e filtrata dalle ultime foglie autunnali.

Ma tutto ciò soddisfaceva solo parzialmente il desiderio umano, che cercava invano di sfuggire alla noia. Mi arresi alla bellezza sotto un ulivo ,fu un istante, mentre giacevo e trovavo conforto sotto i suoi i rami. Bastò un piccolo alito di vento, e la quercia che si trovava sul bordo del dirupo , tremò;

Una foglia lentamente spiccò il volo, creando un leggero e dolce movimento, un cader lento . Si staccò dalla sua vita e , con la sua forma , con il suo colore, lentamente si pose a terra. Le sue piccole venature rosse, su uno strato giallo cosi soffice, attirarono il mio sguardo. In punto di morte Rl-divenne come le altre, perdendo la sua unicità. Ma nel mio cuore resterà l’istante di bellezza donatomi dalla sua caduta. Con la sua morte, con il suo dolore, mi ha donato vita. La bellezza di Dio è entrata in relazione con l’uomo anche attraverso una foglia. Presi la strada di casa che il sole stava tramontando con la consapevolezza di essere amato e la gratitudine nel cuore. Capii, quel giorno, che l’osservazione della natura è la preghiera spontanea del cuore.